La Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, ipotizzando il reato di concorso esterno all’associazione mafiosa. In un primo momento la Dda aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ma il Gip in udienza camerale aveva sollecitato nuove indagini. Nelle contestazioni ci sarebbero una serie di vicende che iniziano negli anni ’70 e si protraggono nel tempo fino ad anni recenti; si tratta in particolare della partecipazione ad iniziative imprenditoriali nelle quali risultano coinvolti forti interessi riconducibili all’organizzazione di Cosa Nostra, catanese e palermitana.
Negli atti sarebbero confluiti anche i documenti provenienti dagli accertamenti condotti in collegamento con le Autorità svizzere e che avrebbero consentito, attraverso un complesso di atti di indagine, di acquisire l’esistenza di diversi conti bancari. In quelli per i quali sono state sin qui ottenute le necessarie informazioni sono risultate depositate ingenti somme di denaro, che non erano state dichiarate in occasione di precedenti scudi fiscali; la successiva indicazione da parte dell’indagato della provenienza delle somme, non documentata, ha trovato smentita negli accertamenti condotti.
I titolari dell’inchiesta sono il procuratore Giovanni Salvi, l’aggiunto Carmelo Zuccaro e il sostituto Antonino Fanara.
L’editore Mario Ciancio ha dichiarato: “Sono amareggiato e indignato, dimostrerò la mia innocenza (…). Sono innocente, assolutamente estraneo ai fatti che mi vengono contestati, come, del resto, la richiesta di archiviazione già avanzata dalla Procura aveva fatto emergere. Sono semplicemente innocente e lo dimostrerò con prove documentali e dichiarative volte a evidenziare date precise, fatti inequivocabili che paleseranno la mia totale estraneità alle contraddittorie accuse che mi vengono mosse”.